Cosa succede se non ascolto le mie emozioni?

Dove finiscono le emozioni inespresse?



Quotidianamente nel mio lavoro sono a contatto con il disagio, con il non stare bene, con uno stato di malessere soggettivo più o meno marcato ed ascolto narrazioni in cui la persona per il “quieto vivere”, “per farsi accettare” o per un’ampia varietà di altri motivi reprime le proprie emozioni. Tutto questo spesso è accompagnato da disturbi fisici e processi inestetici (inestetismi) di varia entità e localizzazione. 
Per formazione ed inclinazione personale, in questi casi mi pongo immediatamente una domanda: cosa sta comunicando il corpo con quel preciso disturbo? Quando il corpo arriva a comunicare, significa che la persona non è riuscita a sentire le proprie emozioni e incanalarle in una valvola di sfogo esterna, così non trovando alcuna via d’uscita, si riversano sul corpo. Una cosa è importante ricordare: le emozioni sono energie, se non escono restano dentro di noi! Possono comparire disturbi dapprima in modo vacuo e leggero, quasi a volerci dare il tempo di correre ai ripari, di cambiare atteggiamento prima che le cose precipitino, come nel caso di improvvisa insofferenza verso il mondo esterno, apatia, stanchezza durante la giornata; sono tutti segnali, che se non adeguatamente ascoltati e reiterati nel tempo, potrebbero trasformarsi in vere e proprie malattie che coinvolgeranno sia la mente che il corpo.



E’ altresì importante prestare attenzione anche al percorso inverso, cioè quello dal corpo alla mente e alle emozioni. È infatti ampiamente dimostrato come un intestino infiammato crei sensazioni di insofferenza e ansietà diffuse, che una respirazione bloccata dal diaframma contratto o dai polmoni in stato di sofferenza crei uno stato mentale di insoddisfazione e scarsa autostima. 
Cosa puoi fare? Alle mie clienti pongo spesso il paragone del proprio corpo con l’automobile: se mentre guidiamo sentiamo un rumore anomalo provenire proprio dalla nostra autovettura, ed anzichè cercare di capirne l’origine, alziamo il volume della radio, o peggio, non arriviamo nemmeno a sentirlo perchè il volume è sempre altissimo, alla lunga è probabile che resteremo a piedi!

Allo stesso modo anche mettere a tacere un sintomo con l'assunzione di un farmaco è come andare dall'elettrauto e chiedergli di spegnere la spia che si è accesa sul cruscotto della nostra auto senza chiederci che cosa non sta funzionando bene e prima o poi si romperà; stiamo solo rinviando una problematica che con il tempo diventerà sempre più grave. Allora sarà troppo tardi per chiedersi: "Cos’è successo?"

Quello che puoi fare è quindi lasciar fluire tutte le emozioni! Qualsiasi sia il disturbo in questione, è fondamentale prevenirne l’insorgenza dando maggiore attenzione a quei segnali corporei che il fisico tenta, troppo spesso invano, di mandarci.
Percepiamo dentro di noi una tensione?
Un’insoddisfazione cronica?
Cerchiamo di leggerlo, di capirne la fonte: quale parte di noi sta cercando di venire a galla?
Cosa stiamo sacrificando?
E soprattutto: cosa comporta avere questo disturbo nella mia vita?
Proprio dalle risposte a quest’ultima domanda è possibile comprenderne il messaggio.


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